Continua l’assenza prolungata di precipitazioni, dopo un inverno avaro di piogge autunnali e di neve.
Arpav comunica che le riserve idriche nivali sono ancora assai scarse e poco superiori ai valori di un mese fa: a fine febbraio erano stimabili in 140-150 Mm³ di risorsa nivale nel bacino montano del Piave (negli ultimi 15 anni solo il 2012 e 2017 presentavano un volume minore), in 85-90 Mm³ nel Cordevole. Se non vi saranno nuovi apporti consistenti, lo scioglimento durerà poco e solo una piccola parte potrà essere trattenuta negli invasi montani.
I laghi alpini significativi sotto il profilo dei volumi disponibili (Mis, Pieve e Santa Croce) sono complessivamente al 48% del volume massimo invasabile, in leggera risalita o stabili nell’ultimo periodo. Negli anni recenti il volume attuale risulta superiore solo al 2018 (+11.6 Mm³ ), al 2012 (+34 Mm³ ) e circa il doppio del 2006 (minimo storico per il periodo con 41.3 Mm³ ).
Esprime preoccupazione il presidente del Consorzio di bonifica, Amedeo Gerolimetto: “La situazione è di grave emergenza e si aggiunge alla già critica situazione economica delle aziende agricole. Ci stiamo impegnando per mettere in atto tutte le azioni necessarie di nostra competenza per fronteggiare la crisi idrica. Ma dobbiamo prendere atto che l’unica via d’uscita sono le piogge, estese e persistenti ma non ancora previste per almeno i prossimi 10 giorni. Mentre sarà possibile un progressivo aumento delle temperature, visto l’imminente avvento della primavera”.
Le portate del Piave sono tutte attestate su valori di Deflusso Minimo Vitale: 12 mc/s a Fener e 10,2 mc/s a Nervesa.
Le derivazioni conseguentemente sono sensibilmente ridotte rispetto ai valori invernali:
- A Fener si derivano 12 mc/s anziché i previsti 30.
- A Nervesa, la Piavesella viene alimentata con 5 mc/s anziché 6 ed il canale Priula, esclusivamente con finalità idroelettriche in questo periodo, si ferma a 5 mc/s anziché i previsti 9,75.
Nessun prelievo a fini irrigui è in atto. Ora le portate derivate hanno lo scopo di tenere un minimo di flusso nei canali più grandi, detti primari, che poi arrivano nei centri città come Castelfranco e Treviso. Come probabilmente molti avranno notato, sono asciutti i canali e canaletti minori, perché non c’è acqua disponibile per alimentarli.
Il tentativo in corso è quello di mettere in pressione gli impianti di distribuzione tubati, che raggiungono 30 mila ettari di campagna che si sta preparando alla semina: non è detto che se continuano le attuali condizioni si raggiunga il totale riempimento, né tantomeno che si renda possibile il soddisfacimento dei pur minimi fabbisogni iniziali della stagione irrigua.
(Fonte e foto: Consorzio Bonifica Piave).
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