Le immagini della guerra in Ucraina che più fanno male al cuore sono quelle dei bambini che scappano con le loro famiglie, piangono per la paura o sono costretti a vivere situazioni che nessun minore dovrebbe sopportare.
Da sempre i più piccoli sono costretti a pagare per le colpe e per gli errori degli adulti e, anche nel caso della guerra tra Russia e Ucraina, purtroppo tanti bambini stanno vivendo un vero e proprio inferno, come documentano le foto e i video che girano sul web oltre ai servizi televisivi che raccontano quello che sta succedendo nella capitale Kiev e in altre zone del Paese.
Da Pieve di Soligo, invece, arriva una storia di speranza che ha come protagonista proprio un bambino russo, arrivato in Italia lo scorso sabato 19 febbraio insieme ai suoi genitori adottivi.
La nuova famiglia ha lasciato la Russia pochi giorni prima della decisione del presidente Vladimir Putin di scatenare la guerra in Ucraina, anche se il percorso per adottare Ruslan, questo è il nome del bambino, è iniziato nel 2017.
Un percorso molto difficile, a tratti estenuante, aggravato ulteriormente dall’emergenza Covid che ha reso tutto ancora più complicato.
Ma l’amore per Ruslan era più grande di ogni ostacolo e, soprattutto nei momenti dove sarebbe stato più facile gettare la spugna e rinunciare al sogno di portare il piccolo in Italia, mamma Laura e papà Gianluca hanno stretto i denti, consapevoli che il posto migliore per loro figlio non poteva che essere l’Italia.
“I primi incontri con l’Ulss, gli assistenti sociali e gli psicologi per la preparazione della coppia all’adozione risalgono al 2017 – spiega Gianluca – Dopo la relazione positiva degli assistenti sociali abbiamo inoltrato la richiesta di adozione al Tribunale per i minorenni di Venezia per ottenere il decreto di idoneità all’adozione. Il decreto è arrivato dopo un anno, un tempo lunghissimo, e nel mese di aprile del 2019 abbiamo dato mandato all’ente che ci avrebbe seguito per l’adozione internazionale”.
“Durante il periodo di attesa del decreto avevamo anticipato i contatti con l’associazione per capire dove poterci orientare rispetto allo Stato di provenienza del nostro bambino e raccogliere tutte le informazioni – continua – Alla fine la scelta è ricaduta sulla Russia e il primo dei tre viaggi per conoscere il piccolo che ci era stato proposto in abbinamento era stato fissato a febbraio 2020. Purtroppo, è scoppiata l’emergenza Covid e la Russia aveva bloccato tutte le adozioni in corso. Noi siamo sempre rimasti in contatto con l’ente e abbiamo atteso quasi un anno nella speranza che si sbloccasse la situazione ma, nel mese di aprile del 2021, il bambino che ci era stato assegnato non era più adottabile perché aveva superato l’età prevista dal decreto del tribunale”.
Lo sconforto è stato molto ma, proprio in quel momento, Laura e Gianluca hanno tirato fuori una forza che forse non pensavano neanche di avere e sono andati avanti.
Nel mese di giugno del 2021 la Russia ha riaperto le porte alle adozioni e in agosto è arrivato l’abbinamento con un altro bambino russo per la coppia trevigiana.
“A settembre c’è stato il primo viaggio per conoscere nostro figlio e l’emozione è stata indescrivibile – prosegue papà Gianluca – Dopo la conferma dell’abbinamento è iniziata una nuova fase molto complessa per preparare tutti i documenti per il dossier di adozione. Il secondo viaggio è stato quello della sentenza, prevista a gennaio 2022. La Russia negli ultimi anni è diventata molto più rigida e restrittiva nel campo delle adozioni e questo percorso è stato davvero difficile”.
Il giorno fissato per il terzo viaggio è stato il 13 febbraio: per velocizzare i tempi per il rilascio del passaporto e del visto la coppia trevigiana è andata prima a Mosca e successivamente ha raggiunto l’orfanotrofio a San Pietroburgo.
“Giovedì 17 febbraio siamo andati a prendere nostro figlio e l’emozione è stata immensa – continua – Lui ha dimostrato tanta maturità durante il viaggio di ritorno in Italia e anche nella giornata in cui siamo rimasti con lui in appartamento in Russia. Ruslan è tanto curioso e dolce: per lui è tutto nuovo perché, prima del nostro arrivo, non era mai uscito dalla struttura che lo ospitava. È stata e continua ad essere un’esperienza incredibile e non possiamo dimenticare la sofferenza che abbiamo provato quando abbiamo saputo che il primo bambino aveva superato l’età per l’adozione prevista dal decreto”.
“A tutte le famiglie che stanno incontrando o incontreranno le nostre stesse difficoltà diciamo di non scoraggiarsi – aggiunge -, di essere determinate e di non mollare. Se pensate che tutto vi remi contro è normale, lo abbiamo provato anche noi. Sembrava che non arrivasse mai il giorno ma alla fine siamo con lui, pronti a donare a nostro figlio tutto l’amore che merita”.
Non poteva mancare un riferimento alla guerra in Ucraina e alle responsabilità della Russia in questo conflitto.
“Per noi la Russia è come una seconda casa perché è il Paese dove è nato nostro figlio e sentiamo molto vicino a noi quello che sta avvenendo in Ucraina – prosegue – Il nostro pensiero va alle coppie adottive, sicuramente più sfortunate di noi, che in questo momento stanno adottando dei bambini in Russia e Ucraina e che rischiano di dover aspettare ancora molto tempo (forse troppo) prima di vedere i loro figli”.
“Ricordiamo tutti – conclude – le 50 famiglie adottive che, durante la pandemia, sono rimaste ferme un anno, nonostante la sentenza positiva, e hanno dovuto aspettare molto tempo prima di poter fare il terzo viaggio: queste cose non dovrebbero succedere e anche la burocrazia legata alle adozioni dovrebbe essere rivista. In questi casi i bambini potrebbero vivere un secondo abbandono e questo non deve accadere. Noi siamo stati fortunati e ora il nostro Ruslan è con noi”.
(Foto: per concessione della famiglia).
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