Non si placa l’accesa discussione sulla manifestazione organizzata da Continuità Ideale Treviso (associazione che si rifà agli ideali della Repubblica sociale italiana o Repubblica di Salò, ndr) nel cimitero di Miane per ricordare i soldati e il civile fascisti uccisi dai partigiani della Brigata Mazzini la notte tra il 7 e l’8 maggio 1945 nella cavità di Combai denominata “Grande Spinoncia” (qui l’articolo).
Ieri, infatti, il presidente dell’Anpi provinciale ha scritto una lettera al nuovo Prefetto di Treviso Angelo Sidoti affermando che “un’organizzazione neofascista che si richiama alla Rsi ha ripetuto l’indegno spettacolo già visto lo scorso anno al cimitero di Miane”, in cui sono stati esibiti “i vergognosi “valori” della Repubblica Sociale Italiana”, anche se il presidente Giuliano Varnier ha precisato che “Non è certo nostra intenzione negare il diritto di portare un fiore a dei defunti”.
“Quest’anno non è stato ostentato il saluto romano – prosegue Varnier – ma lo sventolio di stendardi della Rsi ci pare in netto contrasto con la XII norma finale della Costituzione e con le leggi Scelba e Mancino. Le offese all’Anpi e al movimento partigiano non ci toccano minimamente visto che sappiamo valutarne la provenienza“.
Affermazioni che hanno subito provocato la risposta di Loris Zamperoni, presidente di Continuità Ideale Treviso: “Stiamo valutando con i nostri legali di fare azione presso la Procura della Repubblica di Treviso contro l’Anpi per le ipotesi di reato dei delitti contro la Pietà dei Defunti e il sentimento religioso a mezzo stampa (reati da 1 a 5 anni di reclusione), in quanto vogliono impedirci di commemorare i nostri morti”.
“Faccio presente all’Anpi, a tutti i politici e a tutte le istituzioni – conclude Zamperoni – che il culto dei morti è segno di civiltà, la civiltà non conosce colori politici, i morti davanti a Dio e agli uomini sono tutti uguali”.
Il motivo del contendere è una lapide inaugurata lo scorso anno in onore delle 38 persone uccise a Combai, riesumate due anni dopo, nel 1947, e per gran parte traslate dal Ministero della Difesa al cimitero delle Croci Bianche di Altare, in provincia di Savona.
Nessuna delle persone uccise alla Grande Spinoncia di Combai è dunque sepolta nel cimitero di Miane. Nonostante ciò, quella lapide continua a evocare un drammatico ricordo della fine della guerra civile in provincia di Treviso: un ricordo che, ad ormai 77 anni di distanza, continua a creare divisioni che appaiono insanabili.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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