Oumou Kaltom, volontaria del progetto “Terra Mia” di Pieve di Soligo, ha scelto le cucine del patronato di San Giobbe a Venezia per portare avanti un ambizioso progetto interculturale con l’obiettivo di far conoscere culture lontane partendo dalla preparazione e dalla condivisione di ricette e piatti tipici da tutto il mondo.
Grazie all’impegno della professoressa Anna Maria Andreola, docente dell’Istituto di istruzione superiore “G.B. Benedetti – N.Tommaseo” di Venezia, circa 30 studenti veneziani hanno potuto partecipare all’iniziativa della “Tavola di Pace”, una simpatica proposta in grado di avvicinare i giovani ai temi dell’intercultura attraverso l’esperienza della preparazione di pietanze tipiche appartenenti alle tradizioni culinarie di diverse etnie.
Dopo i riuscitissimi incontri che hanno avuto come focus le tradizioni culinarie del subcontinente indiano, ieri pomeriggio, martedì 14 maggio 2019, il vento gelido fuori stagione che imperversava a Venezia non ha impedito alla senegalese Oumou di raggiungere la laguna veneziana per tenere una vera e propria lezione teorico-pratica di cucina del Senegal.
Frutti dell’albero del baobab, karkadè, couscous, frutta e verdura in grande quantità sono stati i protagonisti di un coloratissimo pomeriggio all’insegna del sano confronto tra culture dove non sono mancati i sorrisi, gli imprevisti e le immancabili gaffe tra i fornelli. Dopo le presentazioni iniziali, Oumou Kaltom ha raccontato ai giovani studenti alcuni aneddoti sulla condizione della donna in Senegal. Al contrario di quello che solitamente si pensa, la donna senegalese ha un ruolo importante all’interno della famiglia e della società perché ha la responsabilità di educare i figli e di trasmettere loro i valori religiosi e civili.
In Senegal, secondo i racconti di Oumou, musulmani e cristiani riescono a convivere pacificamente e lo testimonia la sua esperienza personale di figlia di un padre musulmano e di una madre cristiana.
Nella parte centrale dell’incontro, i ragazzi si sono cimentati nella preparazione di un vero e proprio menu senegalese, guidati e coordinati dalla loro professoressa e dall’instancabile Oumou che, nonostante il digiuno per il Ramadan, ha trovato dentro di sé la forza per coinvolgere gli studenti in un’esperienza che non dimenticheranno mai. I giovani liceali veneziani, durante il laboratorio culinario e nei momenti più intensi dei racconti della testimone senegalese, hanno potuto comprendere come il confronto tra culture non sia sempre semplice. Le difficoltà linguistiche, la differenza nelle abitudini e nei modi di fare e di approcciarsi possono creare spesso incomprensioni e rigidità, proprio perché l’intercultura non è un piatto perfetto da servire senza affanni.
Il dialogo tra popoli è una sfida che richiede una dose di pazienza e di impegno non indifferente, oltre ad essere un percorso ripido in salita che, molte volte, ti induce a ritirarti e a costruire dei muri fisici o psicologici come protezione. Tutti questi aspetti, che potrebbero apparire un limite e un insanabile problema, rappresentano invece una palestra di vita per i nostri giovani che saranno chiamati ad affrontare una società multiculturale dove la diversità, se concepita come un’opportunità e un valore aggiunto, non sarà in grado di spaventare le giovani generazioni che, lo dimostrano esperienze come la “Tavola di Pace” di Venezia, appaiono curiose e aperte a conoscere il bello che possiamo trovare in ogni cultura.
(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
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