Freddo polare in Veneto, è tra le ondate di gelo più significative degli ultimi 25 anni

Da domenica scorsa la regione è stata investita da masse d’aria molto fredde di origine artico- siberiana, scese sull’Europa centro-settentrionale a causa dell’anomala estensione verso il polo di un promontorio di alta pressione presente sull’Atlantico settentrionale.

Con l’arrivo delle correnti gelide da nord-est, nel corso di domenica le temperature sono progressivamente scese registrando diminuzioni anche di 10-15°C rispetto a sabato quando, il ritorno del sole e il temporaneo afflusso di aria relativamente mite a tutte le quote, aveva riportato la colonnina di mercurio su valori in linea con le medie del periodo.

Complice anche la nottata serena, già al primo mattino di lunedì scorso gli effetti termici della massa d’aria di origine artica si sono fatti sentire su tutto il territorio regionale: le minime in montagna hanno raggiunto valori vicini a -30°C sulle cime più alte delle Dolomiti (-29°C in Marmolada a 3256 m), -15/-20°C intorno ai 1500/2000 m di quota, -21.6°C ad Asiago, -19.7°C a Sappada, -16.9°C ad Arabba, -16.3°C a S.Stefano di Cadore, -15.8 a Cortina, -12.0 a Boscochiesanuova, -10.8 a Belluno; nelle località notoriamente più fredde della montagna veneta (doline) raggiunti i -29°C a Piana Marcesina (VI – 1310 m) e intorno ai -40°C a Campoluzzo (VI – 1768 m). In pianura valori minimi ovunque sottozero e in prevalenza compresi tra i -5 e i -7°C circa nelle zone interne e tra i -2 e i -5°C lungo la costa.

Anche durante il giorno le temperature sono rimaste su valori molto rigidi, ampiamente sottozero in montagna con massime che sono risultate: sulle cime dolomitiche, oltre i 2500 m, intorno ai -22/-25°C (sulla Marmolada registrata una massima di – 25°C, il secondo valore più basso tra le temperature massime giornaliere della serie dopo i -26°C registrati il 30 gennaio 1999); tra i -10 e i -15°C alle quote intermedie, intorno ai 1500/2000 m circa; intorno ai -8/-5°C in molte località di fondovalle delle Dolomiti come a Cortina e ad Auronzo; intorno ai -2/0°C nei fondovalle prealpini. Anche su gran parte della pianura, sferzata da venti sostenuti di Bora, le temperature massime non sono risalite oltre qualche grado sopra lo zero, risultando quasi ovunque comprese tra 0 e +2°C .

Ieri mattina una leggera copertura nuvolosa ha favorito un leggero rialzo delle temperature minime, soprattutto in pianura e nelle valli, mentre in quota sono risultate prossime o lievemente inferiori rispetto a lunedì, raggiungendo i -30°C sulla cima della Marmolada, -23°C a Passo Pordoi, -18°C ad Arabba, – 15/-17°C sulle cime prealpine a 1500 m circa di quota.

Il freddo registrato in questi ultimi giorni di febbraio rappresenta una delle ondate di gelo più significative, almeno degli ultimi 25 anni, per il Veneto e soprattutto per la montagna analizzando l’intera stagione invernale. In pianura infatti altri periodi di gelo anche più intensi di questo si registrarono in fasi della stagione invernale precedenti a quella attuale, come nel gennaio 2017, nel febbraio 2012, nel dicembre 2010 e tra il 20 e il 21 dicembre 2009 (in quest’ultimo episodio in particolare si raggiunsero i record di temperatura minima per la maggior parte della pianura veneta, paragonabili in alcuni casi all’eccezionale freddo del gennaio 1985);

Nel recente passato bisogna risalire alla fine di febbraio/primi di marzo 2005 per ritrovare una situazione simile a quella di quest’anno. In quei giorni arrivò infatti in maniera del tutto analoga ad oggi, una massa d’aria artica sull’Europa centro-settentrionale facendo registrare su gran parte del Veneto temperature record non solo per il periodo ma in molti casi anche per l’intera stagione invernale. Qualche giorno dopo, tra il 3 e il 4 marzo 2005, si registrò anche un’intensa nevicata che colpì particolarmente la pianura.

L’attuale ondata di gelo proseguirà fino ad oggi con valori termici che non subiranno significative variazioni rispetto ai due giorni precedenti salvo alcune temperature minime che specie in pianura potranno lievemente scendere.

Giovedì primo marzo è atteso invece il transito di un impulso perturbato che porterà, soprattutto nel pomeriggio/sera, la neve su tutta la regione, specie in pianura dove sono attesi accumuli che potranno andare da qualche centimetro sui settori nord-orientali, fino anche a 5-10 cm più probabili sui settori centro-occidentali e meridionali. Lo stesso giorno segnerà l’inizio di una nuova fase di tempo caratterizzata da un progressivo rialzo delle temperature che porrà quindi fine a questa intensa e anomala ondata di freddo.

(Fonte: Arpav).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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