Era il 22 ottobre 2017, quando più di 2 milioni di veneti, ovvero circa il 57,3 percento, si recarono alle urne, chiamati a esprimere il proprio parere sulla prospettiva di un’autonomia regionale.
Il 98,1 percento pose la crocetta sul “Sì”, con la speranza che a breve si potesse avviare l’iter necessario per rendere il Veneto autonomo. Da allora è trascorso un anno e mezzo. Il Veneto non ha ancora acquistato la propria autonomia, sebbene il governatore Luca Zaia lo scorso 2 ottobre avesse depositato sulla scrivania del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte un progetto modulato in 23 materie.
Tra queste, le modalità di attribuzione delle risorse finanziarie necessarie, la programmazione dell’offerta dell’istruzione regionale, oltre a una maggiore autonomia nella gestione del personale del Servizio sanitario e dell’accesso alle scuole di specializzazione.
In occasione della cerimonia di intitolazione di un’area del pronto soccorso dell’ospedale di Conegliano a Savino Ghiro, ex primario dal 1970 al 1988, tenutasi nella giornata di ieri, venerdì 3 maggio, Zaia ha affrontato in maniera diretta la questione.
“Ormai l’autonomia è incanalata. – ha esordito il governatore del Veneto – Se si decide che questo Governo non la vuol fare, e non la facciamo noi, la farà qualcun’altro. Però sarebbe grave questo, perché ci siamo impegnati a portarla, e ha ragione Matteo Salvini a porre la questione, a porla fortemente perché stiamo attendendo dal 22 ottobre 2017″.
“A tutte le domande, a tutte le inquietudini abbiamo risposto – ha proseguito Zaia – per cui il tempo è finito e il Movimento 5 Stelle ci dica se l’approvano e se non la vogliono approvare quest’autonomia, così come l’abbiamo scritta noi.
Presentino al mondo intero la loro idea in modo che i due milioni e 328 mila veneti, i lombardi e tutti coloro che la stanno chiedendo, sappiano se quell’autonomia che propongono i 5 Stelle è compatibile con le aspettative che hanno i territori”.
(Fonte: Arianna Ceschin © Qdpnews.it).
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