Libertà, adrenalina, passione. Per Marta Santamaria (nelle foto), impiegata 48enne di Vittorio Veneto, la corsa è molto più che un hobby: è uno stile di vita e una ragione che la spinge quotidianamente a migliorarsi. Gioia, sì, ma anche sacrificio, perché i successi non piovono dal cielo. Sforzi che pagano, parecchio nel suo caso.
A quasi trent’anni ormai dalla prima “scampagnata”, grazie alla corsa in montagna è arrivata quattro volte sul tetto del mondo. Ma fermarsi qui sarebbe un delitto perché le sue vittorie corrono anche su strada e pista. Marta è passata a trovarci in redazione per raccontarcele e, soprattutto, per regalare a Qdpnews.it una sincera testimonianza di amore per lo sport.
Marta, il suo impegno nella corsa comprende numerose discipline. Qual è la sua preferita?
Sono tesserata da sempre con la Brugnera Pordenone Friulintagli e l’attività della società spazia un po’ ovunque. Ho avuto la possibilità di cimentarmi in diverse discipline e di capire quale potesse essere la più adatta per le mie caratteristiche: la mia dopotutto è una passione e non un lavoro, anche se amo gareggiare. Pratico perlopiù mezzofondo su pista dai cinque ai diecimila metri, ma anche circuiti podistici su strada. Solitamente faccio anche una maratona all’anno: basta e avanza, in questo modo riesco a prepararla al meglio. Corro spesso in montagna, ma sempre sulle mie distanze… i trail non sono la mia specialità. La disciplina che preferisco? La corsa in salita, direi, sullo sterrato: pendii e rocce non sono il mio forte. Ma mi piacciono molto anche i giri podistici su strada.
Nella sua carriera ha vinto tanto, quasi si fatica a tenere il conto dei suoi successi. Quali sono i principali?
Ho vinto diversi titoli italiani su pista, sui cinquemila metri, e nel 2016 sono stata campionessa italiana di maratona a Ravenna, categoria Master. Per quattro volte ho ottenuto anche il titolo mondiale di corsa in montagna.
Cosa si prova a rappresentare il suo Paese nelle competizioni internazionali?
Nel mio piccolo, ho sempre sentito grande responsabilità addosso. Indossare la maglia azzurra con scritto “Italia”, però, fa sempre un grande effetto. Lo è anche ascoltare l’inno di Mameli durante le premiazioni di un titolo nazionale. Vantarmene non è nel mio carattere, ma sono emozioni che ripagano ogni sforzo. Questi risultati sono frutto di grande lavoro e sacrificio anche se faccio tutto volentieri, ma è chiaro che alle volte, ad esempio, tocca andare a letto presto perché si è stanchi dall’allenamento. Non posso parlare di veri e propri sacrifici, insomma, perché per me la corsa è diventato uno stile di vita, ogni rinuncia è in funzione di un obiettivo o di un sogno che vorrei realizzare.
A proposito di sacrificio: quante volte si allena alla settimana? Qual è la sua routine?
Fortunatamente sono seguita da un tecnico di prestigio nazionale, Ezio Rover, un tempo anche presidente dell’Atletica Brugnera, che in carriera ha vinto tanto. A causa del lavoro non riesco ad allenarmi a Brugnera quindi è lui a fornirmi le tabelle da seguire: ogni volta ne parliamo insieme ed in base agli obiettivi da raggiungere a livello personale e di società decidiamo il programma di allenamento più adatto. Mi è sempre vicino, nelle difficoltà, ma anche nelle soddisfazioni. Diciamo che l’allenamento per me è diventato quasi il cibo quotidiano (ride, ndr). Quando riesco, soprattutto nel periodo estivo e quando sto bene fisicamente, mi alleno anche due volte al giorno, mattina e sera, o in pausa pranzo. Poi ovviamente dipende da quale competizione devo preparare, ogni disciplina ha il suo metodo specifico. Fortunatamente il nostro territorio permette qualsiasi allenamento, sia su strada che in montagna. Due volte alla settimana mi reco anche in palestra: pratico perlopiù ginnastica posturale, educativa. Mi aiuta a rinforzare i muscoli.
Ma è vero che per correre si sveglia anche alle 5.30 del mattino?
Ho preso questa abitudine da circa due anni, alle volte mi sveglio anche prima a dire il vero per raggiungere un gruppo di amici. La mattina comunque non faccio tanti chilometri, corro un’oretta e mezza al massimo a ritmo blando per cominciare la giornata, prima di andare a lavoro… l’allenamento di qualità lo faccio alla sera.
Segue una dieta particolare?
La corsa per me è diventata uno stile di vita, la mia compagna di viaggio quotidiana. Di conseguenza mi viene spontaneo rinunciare a certe cose da mangiare: amo correre e stare bene. La corsa mi ha aiutato a superare alcuni momenti di difficoltà, a superare i miei limiti e a migliorare, appunto, la qualità della mia vita.
Com’è nata la sua passione?
Quando andavo a scuola studiavo e basta, facevo un po’ di ginnastica artistica, ma niente di serio. Terminata la ragioneria ho trovato subito lavoro e mi sono detta: “E ora che faccio?”. Andavo in palestra e un gruppetto di amici mi spinse a provare ad andare a correre con loro… E pensare che avevevo sempre odiato la corsa! Ero un po’ in carne all’epoca e così accettati. Da li è partito tutto: piano piano ho scoperto che la corsa mi dava un senso di libertà incredibile, potevo andare dove volevo con le mie gambe. Cominciati a vincere qualche non competitiva, le classiche gare della domenica, e ad una di queste incontrai il mio attuale tecnico, Ezio Rover. Si presentò, forse vide qualcosa in me, e cominciammo i primi allenamenti insieme. Da quel giorno ho maturato una passione ed un senso del dovere sempre più forti, senza sacrificio non si arriva da nessuna parte, e sono riuscita a togliermi grandissime soddisfazioni.
Dicono che quando si comincia a correre, difficilmente si riesca a farne a meno…
E’ vero, alle volte mi alleno più del dovuto ed il mio tecnico mi striglia: è necessario ascoltare il proprio corpo e cercare la giusta misura perché spesso per raggiungere un determinato obiettivo si rischia di strafare, rischiando di farsi male o magari di non raggiungerlo. Fortunatamente nel tempo sono riuscita a trovare una forma di equilibro. Ma gareggiare mi piace un sacco, in particolare amo l’adrenalina della competizione.
Qual è il suo ricordo più bello legato alla corsa?
Ce ne sono parecchi. Per me i ricordi più belli, comunque, rimangono quelli dove condivido la mia felicità con il mio tecnico o il mio compagno. Ricordo con piacere la mia prima gara e l’abbraccio del mio allenatore al traguardo… non sapevo nemmeno cosa volesse dire “andare in pista”. Ma anche il titolo italiano Master di maratona a Ravenna, un emozione unica, o il mio miglior tempo sui 42 chilometri dell’anno prima, a Verona. Il cronometro si fermò a 2 ore e 53 minuti e scoppiai a piangere.
La corsa, lo ha detto lei stessa, è anche sacrificio. C’è mai stato un momento in cui ha pensato di smettere?
No. Nemmeno quest’inverno, quando ho avuto qualche problema d’influenza e ho dovuto allenarmi con minore intensità. Un giorno, quando il fisico verrà meno, non gareggerò più, ma continuerò comunque a correre per il gusto di farlo: massacrarsi non serve a nulla. E’ vero, oggi spingo il mio fisico all’estremo per raggiungere determinati risultati, ma sempre con un occhio di riguardo alla salute.
La stagione agonistica è appena iniziata, come procede e quali sono i suoi obiettivi?
Solitamente l’inverno si dedica al cosiddetto potenziamento. Nei mesi scorsi ho fatto dieci corse campestri, tutte su breve distanze. Ora, con la bella stagione, inizia il periodo della velocità e della preparazione specifica. I miei obiettivi futuri sono il Circuito di Pordenone, una competizione a cui la società tiene molto, e gli europei Master di corsa in montagna in Repubblica Ceca, in programma l’ultimo weekend di maggio. A luglio, in occasione dei campionati italiani a Firenze, vorrei puntare sui 5 mila su pista e poi vedremo… mi piacerebbe arrivare a fine stagione in forze per riuscire a preparare una maratona: il mio sogno sarebbe quella di Venezia, sono tanti anni che non la faccio.
Qual è il suo sogno nel cassetto?
Il mio sogno è quello di poter correre, stare bene e regalare qualche soddisfazione alla mia società, che mi è sempre vicina, e della quale al tempo stesso sono segretaria. Grazie a questo ruolo vedo crescere i giovani e spero di essere un esempio per loro, sento una grande responsabilità. Ho avuto diversi momenti di sconforto, anche di recente, ma la corsa mi ha sempre aiutato, dandomi la possibilità di ritrovare il sorriso. Perchè consigliarla? Perché consente di porsi obiettivi, anche piccoli: non è detto si debba puntare per forza al mondiale o all’europeo, basta uscire di casa e fare un po’ di movimento. Questo può diventare motivo di riscossa personale ed aiutare a migliorare la qualità della vita stessa.
(Intervista a cura di Mattia Vettoretti © Qdpnews.it).
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