Cerimonia a sorpresa a Farra di Soligo per il bersagliere reduce di guerra Rino Bubola. Perencin: “In dovere di ringraziare”

Raccontare la propria storia attraverso viva voce dei testimoni: questo l’obiettivo che si è posto sabato scorso, 30 marzo, l’assessore comunale alla cultura Mattia Perencin. Sabato, infatti, ha organizzato una cerimonia a sorpresa per Rino Bubola: bersagliere, classe 1922, reduce della Seconda guerra mondiale di Farra di Soligo in forza al 3° Reggimento Bersaglieri.

Una cerimonia semplice, ideata da Perencin insieme alla famiglia, che ha portato a casa Bubola il parroco don Brunone De Toffol, le sezioni dei bersaglieri di Conegliano, Mareno di Piave, Spresiano e Vazzola, il presidente provinciale della federazione bersaglieri d’Italia Mauro Cecchetto, il consigliere nazionale Antonino Antoniazzi e gli alpini di Farra di Soligo, guidati dal capogruppo Claudio Andreola. Una sorpresa speciale che il reduce farrese ha molto gradito e che ha emozionato tutti i presenti (nella foto in alto).

Farra Bubola Perencin

“Sono andato diverse volte a trovare Rino Bubola – racconta l’assessore Mattia Perencin – per conoscere la sua storia e per raccogliere i suoi racconti di guerra attraverso delle video-interviste. La sua è una delle ultime testimonianze viventi di quel periodo a Farra di Soligo, per questo mi sono sentito in dovere di volerlo ringraziare e ho deciso di onorarlo nei giusti modi, assieme alla famiglia, alla sezione provinciale e regionale dei Bersaglieri ed al locale gruppo alpini di Farra. Abbiamo tenuto tutto nascosto a Rino, non si aspettava una cerimonia così, è stato molto bello ed emozionante sia per noi sia per lui”.

Una storia, la sua, molto toccante – continua Perencin – Rino combatte in Francia con il Reggimento Bersaglieri motorizzati. Rientrato in Italia, a Torino, proprio l’8 settembre 1943 la caserma dove alloggia è presa dai tedeschi e Rino è catturato e caricato in un treno, che lo avrebbe dovuto portare nei campi di prigionia in Germania. La fortuna vuole che lungo il tragitto, approfittando di una curva dei binari e del rallentamento del convoglio, Rino salta in una scarpata, i tedeschi gli sparano, il treno non si ferma, corre, corre non sa quanto, finché, esausto, si ferma”.

Farra cerimonia rino bubola

“Poi – conclude Perencin -, con l’aiuto di buona gente, Bubola trova il modo di arrivare fino a Vicenza. Qui sale a monte Berico, Madonna a cui è devoto, e dona tutto quello che ha in tasca: 13 lire. Con altri mezzi di fortuna, tra cui una bicicletta, torna a casa, dove si riunisce alla famiglia ed al fratello Ferruccio, rientrato anche lui il giorno prima. Durante i successivi venti mesi di guerra Rino e Ferruccio rimangono nascosti in un buco scavato dietro la loro abitazione o nelle rive farresi perché, in quanto disertori scappati ai tedeschi, avevano paura di essere catturati dai nazifascisti e dai partigiani”.

Una storia avvincente e dolorosa che meritava di essere ricordata, affinché non scompaia mai il ricordo di quegli anni buoi del nostro passato nazionale.

(Fonte: Luca Nardi © Qdpnews.it).
(Foto: © Marta Tarrini).
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