L’amministrazione comunale di Pederobba, dopo gli attacchi e le polemiche riguardanti il crollo, avvenuto nella mattinata di lunedì 18 marzo 2019, della chiesetta di San Martino, situata nella frazione di Onigo, ha inteso chiarire i termini della questione. Il Comune di Pederobba ci tiene a sottolineare come la chiesetta di San Martino fosse diventata un rudere privato già da tre secoli. Ciò che rimaneva dello storico manufatto era già stato oggetto di puntellazione nel 1995 da parte del proprietario, in seguito alla segnalazione della Soprintendenza per i Beni Ambientali di Venezia.
L’intervento è stato compromesso da ulteriori crepe e cedimenti nel 1998, quando il proprietario segnalò alla stessa Soprintendenza l’impossibilità di sostenere ulteriori oneri finanziari per la messa in sicurezza del fabbricato.
“Non è vero che la chiesetta – ha dichiarato il sindaco di Pederobba Marco Turato – non sia stata oggetto di interesse da parte dei proprietari e del Comune, che fece fare anche dei sopralluoghi documentati sulla stessa. Sicuramente all’epoca il Comune non poteva permettersi investimenti sul privato, ma concentrò l’attenzione sull’area archeologia adiacente della Mura Bastia”.
“Giusto trent’anni fa – prosegue il primo cittadino di Pederobba – è crollata parte del muro della torre del castello degli Onigo. Nella stessa occasione sono intervenuti subito l’amministrazione comunale di Pederobba e le Opere Pie di Onigo per un intervento di recupero, ottenendo dal Ministero per i Beni Culturali uno stanziamento di 300 milioni per il consolidamento statico e il restauro delle mura della torre Bastia di Onigo. Successivamente è stato avviato un progetto di scavi archeologici con l’Università di Padova, coordinati dal professor Guido Rosada, per esplorare e valorizzare l’area archeologica del castello di Onigo. Sono stati riportati alla luce la cisterna e altri reperti”.
“Ora – aggiunge il sindaco Turato – , in tempi non sospetti, il Comune ha predisposto un progetto di valorizzazione del sito e di recupero della Mura Bastia per un importo di 2.600.000 euro, al fine di rendere fruibili il parco archeologico e di tutelare uno dei siti più antichi del territorio che comprende l’ex castello degli Onigo, la chiesetta di Sant’Elena, le trincee della Grande Guerra e il paesaggio che li circonda, ivi compreso il sito ove sorgeva l’antica chiesetta di San Martino”.
“Dunque – conclude il sindaco di Pederobba – a Onigo non è crollata la chiesa di San Martino ma hanno ceduto i muri che la sostituivano. Era da quasi tre secoli, infatti, che nemmeno i vescovi della diocesi la citavano nelle loro visite pastorali. Sappiamo che la cappella di San Martino rimase unita alla pieve di Onigo per un circa un secolo, dal 1467 al 1564. Poi venne abbandonata, come scrisse il vescovo Giorgio Cornaro nella visita pastorale a Onigo del 1566. Nel 1621 c’è un’altra visita pastorale a confermare che nella pieve di Onigo vi sono due chiese campestri distrutte: San Martino di Onigo e Santa Croce di Vittipan. Nel 1776 il vescovo Francesco Giustiniani visitò il luogo ove esisteva l’antica chiesa campestre sotto il titolo di San Martino di Onigo. Poi scese l’oblio e della cappella non si parlò più. Si suppone che i proprietari abbiano, nel corso del tempo, fatto una manutenzione artigianale a fini agricoli ma già dagli anni cinquanta non era più utilizzata ad alcun scopo, perché i muri presentavano evidenti crepe sin dagli inizi del ‘900. Va sicuramente apprezzato il fatto che il proprietario abbia recuperato a sue spese i resti dell’affresco. Lo stesso rischiava di andare completamente distrutto con il recente crollo ma sarebbe importante che fosse la Soprintendenza ad aiutarci a trovare i fondi ed individuare i bandi per tutelare l’intero parco archeologico di Onigo”.
(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto: Facebook).
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