Vittime sulla strada, familiari e associazioni per la prevenzione stradale scrivono a Mattarella: “Appello deciso per interrompere queste morti evitabili”

Continuano anche nel territorio trevigiano le attività di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul delicato tema delle vittime sulla strada: una nuova tappa di questo percorso è la lettera inviata al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dai familiari delle persone che hanno perso la vita a causa di un incidente stradale e da “Vivinstrada”, una rete di associazioni per la cultura e la prevenzione stradale.

Nella lettera si chiede un intervento deciso da parte del capo dello Stato per “scuotere” i media, l’opinione pubblica e il mondo della politica, che sarebbero spesso indifferenti o poco incisivi su questo argomento.

“Troppe morti e lesioni gravi o gravissime – si legge nella lettera -, troppo alti i costi sociali di questa ecatombe, troppo carente ed episodica la sensibilizzazione dei nostri concittadini su queste tragedie che si perpetuano ogni anno. Il 21 novembre 2021, in occasione della Giornata Mondiale e Nazionale del Ricordo delle Vittime della strada, pochissimi riferimenti sui media, dalle più alte cariche dello Stato, anche i canali pubblici del Quirinale, nessuna parola sulla strage quotidiana causata dalla violenza stradale”.

Il confronto viene fatto con le iniziative per il 25 novembre 2021, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, dove, invece, sono stati realizzati “martellanti e quanto mai opportuni servizi giornalistici e dibattiti sulle reti televisive a tutte le ore del giorno, per più giorni, su tutti i media”.

“Restiamo profondamente turbati, al confronto, per la disparità delle iniziative di sensibilizzazione su queste due inaccettabili sciagure – continua la lettera -, diverse per loro natura ma accomunate dalle medesime insensate e retrograde carenze culturali che ne sono alla base. Secondo i dati ACI-Istat in un anno ci sono 3.500 morti e 250 mila feriti. Sulle strade italiane ogni 2,5 ore un morto e 28,6 feriti/ora. Più di 600 pedoni morti, di cui più della metà investiti sulle strisce pedonali, gravissimo indicatore di inciviltà. Non chiamiamole disgrazie o incidenti. È violenza stradale”.

Il Piano Nazionale Sicurezza Stradale 2030 non convince i familiari delle vittime della strada sotto diversi aspetti: per loro la cornice del piano è quella della deresponsabilizzazione di chi causa i sinistri, riconducendo il fattore “errore umano” a pura fatalità, nella previsione, e rassegnata accettazione, che i conducenti siano necessariamente distratti e, oltre ad impattare tra loro, non si possano accorgere della presenza di pedoni e ciclisti.

“Ricorrono nel piano continui e allarmanti richiami alla responsabilizzazione dell’utenza vulnerabile e alla protezione passiva quasi come se il fatto di essere vittime predestinate dipendesse da loro – aggiungono – Nessuna parola sulla necessità di introdurre una normativa sui dispositivi di moderazione, come tutti i Paesi europei hanno fatto da almeno 30 anni. Questo piano poco o nulla dice sui necessari interventi repressivi del fenomeno, quando invece occorrerebbe potenziare i controlli di polizia stradale, oggi drasticamente ridotti a causa della diminuzione delle pattuglie in servizio, come quasi del tutto ignorata è l’adeguata formazione sui comportamenti pericolosi di guida e le varie implicazioni del fattore umano”.

“Signor Presidente – continua la lettera -, per la sensibilità da lei sempre dimostrata, il suo settennato non può che concludersi con un severo e fermo appello alla coscienza della cittadinanza, dei media, degli organi di governo, legislativi e amministrativi affinché si possa interrompere questa violenza stradale perché sono tutte morti evitabili. Solo prevenendo la violenza motoristica con una strategia attiva di riduzione della velocità, delle opere di moderazione del traffico e di ridisegno dello spazio pubblico possiamo sperare di raggiungere la visione zero vittime”.

Vengono portate come esempi le città di Parigi, Madrid, Barcellona, Bilbao e Bruxelles, che hanno già scelto di abbassare i limiti di velocità, mentre Helsinki ha raggiunto le zero vittime grazie al limite dei 30 km/h nelle aree urbane.

Le strategie di lungo periodo devono essere basate su una redistribuzione dello spazio pubblico – concludono -, introduzione di zone edificate a 30 km/h e una riduzione della principale causa di morte in circolazione: il parco auto non va semplicemente sostituito con mezzi più nuovi e meno inquinanti, bisogna ridurlo drasticamente”.

Ora i familiari delle vittime di incidenti stradali, come Antonia Nardi, cognata di Ferrante Battistin, deceduto il 23 maggio 2017 in un terribile frontale sulla Sp 34, tra Vidor e Sernaglia della Battaglia, attendono con fiducia un incontro con il Presidente Mattarella e con le autorità competenti in materia di cultura della strada, moderazione, controllo e riduzione del traffico.

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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