Possagno e Susegana unite: sabato la biblioteca del Liceo Cavanis verrà intitolata ad Attilio Collotto, professore e “prete laico” di Colfosco

Amava presentarsi come Attilio Collotto, senza il titolo di “padre” o di “professore” o tanto meno di “reverendo”. Se proprio proprio qualcuno gli chiedeva qualcosa di più di lui, rispondeva che era di Colfosco, della sinistra Piave e che veniva fuori da una antica famiglia di fittavoli dei conti di Collalto di San Salvatore.

Attilio Collotto (1928-2006) è stato parroco e professore al Liceo Cavanis, dal 1970 al 2004, di letteratura italiana e storia dell’arte nel triennio finale del classico: a lui, in una cerimonia prevista per questo sabato 18 dicembre, verrà intitolata la biblioteca del liceo.

Il professore Giancarlo Cunial lo ricorda con precisione: “Collotto era un prete “laico”, se così si può dire, votato alla cultura, al sapere gustoso, alla lezione sonora e tonda, meglio se intercalata da qualche freddura piacevole o da qualche paragone terragno. Riferiva in classe storie confidenziali di cui la letteratura e l’arte sono piene.

Partiva da quelle confidenze, dalle leggerezze che sembravano battute, dalle curiosità gustose per introdurre ai suoi studenti un autore o un’opera che avesse poi mostrato ben altra difficoltà interpretativa e che avesse richiesto uno studio più profondo e impegnato. Perché, diceva spesso, lo studio è per lo studente una malattia: occorre ingannare lo studente coi “soavi licor” di cui parla Tasso nel proemio alla Liberata.

Sapeva bene che non tutti ce l’avrebbero fatta a seguirlo fino in fondo nelle sue spiegazioni, non tutte le nostre testoline di studenti erano preparate per salire con lui nelle vertiginose altezze teologiche del Paradiso (era innamorato dell’inno alla Vergine di san Bernardo, si soffermava sulle complementari figure di Domenico e Francesco, amava spiegare le varie parti della profezia di Cacciaguida, presentava la figura gentile di Cunizza per arrivare a parlare di Ezzelino e di Rizzardo).

Ma anche a lui, come a noi suoi studenti, era più congeniale l’Inferno (insisteva sul canto quinto di Paolo e Francesca, sul folle volo di Ulisse, sul fiero pasto del conte Ugolino…; pronunciava con voce quasi aggressiva “Stavvi Minòs orribilmente, e ringhia: essamina le colpe ne l’intrata; giudica e manda secondo ch’avvinghia”).

A 15 anni dalla morte emergono continuamente segni del suo pensiero e tracce delle sue intuizioni dai libri che consultava alle foto che amava conservare, dagli appunti con cui corredava le sue lezioni alle carte che disordinatamente teneva qua e là, dalla corrispondenza che (a malavoglia) intratteneva ai foglietti devozionali che preparava per i “tempi forti” dell’anno liturgico.

Ad aggiungersi a queste testimonianze di un “passato-non passato” si aggiunge la dedicazione della biblioteca del Liceo Cavanis di Possagno che un gruppo di ex allievi ha proposto e che la scuola tutta ha approvato”.

Nelle foto: 1 – in pullman, durante una gita scolastica, padre Collotto si lascia amabilmente riprendere mentre legge il quotidiano del Partito Comunista italiano; 2- nella sacrestia del Tempio canoviano mentre va a pararsi per la messa.

(Fonte e foto: Giancarlo Cunial – Facebook).
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