Ai primi di novembre sui canali social è comparsa una campagna di ascolto sul tema delle ex fosse Tomasi di Conegliano, lanciato dal gruppo denominato Ubìc-Riserva: si tratta di un comitato (“un’associazione orizzontale”, come si sono definiti) composto da 15 componenti attivi, oltre a una quarantina di persone che seguono l’attività del gruppo tramite una newsletter.
Il gruppo si è costituito quest’anno, dopo che i suoi componenti avevano iniziato a riunirsi tra loro nel 2020: tra le iniziative proposte nel tempo ci sono state anche delle passeggiate e la partecipazione all’iniziativa “Conegliano città pulita”, dedicata alla pulizia del territorio della città del Cima.
“Ubìc-Riserva nasce per imparare a conoscere uno spazio vicino e sconosciuto, per raccontarlo, farlo scoprire a cittadine e a cittadini in modo che se ne possano interessare e prendere cura assieme – si legge nella pagina Facebook del comitato – Mostrarlo sotto un’altra luce: da ‘non-luogo’ e ‘buco-nero’, a dimora, paesaggio, impegno e bene comune”.
Si tratta di un gruppo variegato, che conta al suo interno molti giovani ed è animato dall’intento di dare una narrazione diversa alle aree di Conegliano, coinvolgendo attivamente la cittadinanza in questo. Il primo punto da cui il comitato ha voluto partire è stato proprio quello inerente alle ex fosse Tomasi: un’area che è stata anche il luogo prescelto per il Progetto Metabolè, un laboratorio di sensibilizzazione ambientale con la piantumazione di 100 specie arboree autoctone.
Tutto ciò, come ha ricordato il gruppo, a seguito di un accordo siglato nel 2010 con cui il Comune di Conegliano ha affidato una porzione di terreno a nord del laghetto al Liceo “Guglielmo Marconi” della città, che ha organizzato questo laboratorio che ha lasciato il segno anche nei suoi ex allievi.
E proprio sulla scia di questo progetto è nata la volontà di vedere con un’ottica differente l’area, come hanno raccontato Francesco De Vido e Federico Matranga, in rappresentanza del comitato stesso, comitato che ha richiesto anche un accesso agli atti per quanto riguarda l’area delle ex fosse Tomasi. “Vogliamo riflettere sull’area e su un’azione di protezione del luogo, che è di rilievo dal punto di vista ambientale – spiegano – Parliamo di una chiazza verde che da un lato è qualcosa da riqualificare e dall’altro ha un grande valore che deve essere reso noto“.
“È un’area sconosciuta, invisibile da fuori e quindi non tenuta in considerazione per il valore ambientale che ha – proseguono – Un luogo unico e speciale, dove la natura ha ripreso piede spontaneamente, grazie anche al progetto del Liceo Marconi, che le ha dato man forte in questo senso. E i cittadini in questi anni sono stati esclusi dal dibattito e non tenuti in considerazione: con la nostra campagna di ascolto, rivolta proprio ai cittadini, vogliamo focalizzarci sulle potenzialità ambientali del luogo”.
De Vido e Matrang hanno specificato, quindi, che la campagna di ascolto, a cui hanno risposto già 150 persone, è stato “un primo tentativo di ascoltare i cittadini e le loro idee, di avviare un processo di partecipazione in quanto l’area è in parte pubblica e il suo futuro condizionerà quello della città”.
“Non si può più pensare di gestire questi spazi senza interpellare la cittadinanza”, ribadiscono entrambi, indicando a tal proposito due strumenti utili secondo il comitato al “coinvolgimento della cittadinanza nei processi decisionali”, ovvero un “patto di collaborazione” tra cittadinanza stessa e Comune e l’istituzione di un ufficio comunale dedicato ai beni comuni, con del “personale che si occupa esclusivamente di questo”, tenendo presente che la “funzione del verde non è solo di essere bello, ma c’è anche una funzione di ecosistema”.
Il comitato è aperto a nuove adesioni, come hanno specificato De Vido e Matrang, i quali hanno ribadito che l’area delle ex fosse Tomasi racchiude al suo interno una biodiversità: “La zona deve essere studiata e capita. C’è la ciminiera che è il landmark dell’area, l’elemento caratterizzante dell’area dal punto di vista dell’archeologia industriale ed è stata documentata la presenza di diversi animali, dagli uccelli rapaci ai fagiani, dai ricci alle lepri“.
“Troviamo interessante come l’area venga rappresentata spesso come un ‘buco nero’ oppure un ‘non luogo’ – precisano – Al contrario c’è una storia ancora viva attorno a quel luogo, dagli ex operai dalle fornaci ai racconti degli anziani che lì si recavano da giovani. Un luogo che è una fucina di ricordi e sensibilità che è giusto recuperare”.
(Foto: per gentile concessione di Ubìc-Riserva).
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