Treviso, calo dei medici nel distretto sanitario. Francesco Benazzi: “Dobbiamo essere più attrattivi”

Nonostante l’ingente numero di iscrizioni al corso di laurea in Medicina e Chirurgia, il numero degli specialisti è in calo nel distretto sanitario: è quanto sottolinea il direttore generale dell’Ulss 2 Francesco Benazzi, il quale ha fornito una panoramica della situazione dei camici bianchi in ospedale.

“Non riusciamo a coprire il numero di specialisti necessari e dobbiamo essere più attrattivi. – spiega Benazzi – Faccio un esempio: cercavamo cinque neuropsichiatri infantili, ma al concorso non si è presentato nessuno per quei posti. La Regione ci aveva autorizzato un concorso per otto oncologi, ma ne abbiamo trovati tre e ce ne servono altri cinque. Abbiamo carenze nel settore della radiodiagnostica, mentre per la pediatria abbiamo trovato 14 specialisti dopo ben tre concorsi”.

Una situazione diversa, invece, nel campo infermieristico dove non sussistono queste lacune, mentre anche la questione posti letto è al centro delle riflessioni del distretto sociosanitario.

“Abbiamo un numero sottodimensionato di posti letto rispetto alla reale necessità – aggiunge il direttore generale dell’Ulss 2 – e succede che siamo costretti a usare i letti di appoggio: a Treviso nell’area medica ci sono circa 120 posti letto, quando ne servirebbero 150. L’autonomia nella gestione dei concorsi, delle borse universitarie e degli stipendi ci aiuterebbe senz’altro a far fronte a questi situazione. Non riusciamo a trovare degli specialisti e dobbiamo tenere conto anche dell’influsso dell’estero che offre di più anche in termini di stipendio. Per questo ringrazio i nostri medici che si danno da fare, raggiungendo ottimi risultati e dimostrando un certo spirito aziendale”.

Una proposta, quella di una maggiore autonomia nelle scelte mediche, dovuta anche alla constatazione del numero sempre maggiore di medici vicini all’età pensionabile, a differenza degli infermieri, di età media compresa tra i 45 e i 48 anni.

“I contratti dei medici si basano su un contratto collettivo nazionale – prosegue Benazzi – mentre le Regioni autonome hanno possibilità di regolare i contratti stessi sulla base dei risultati ottenuti. Trovo che sia necessario tornare al vecchio sistema universitario, con la specializzazione conseguita lavorando in ospedale”.

Il tema del personale medico è sotto la lente di ingrandimento visto anche l’aumento percentuale – circa del 25 percento – delle persone malate di influenza che si sono rivolte alle cure del pronto soccorso, a fronte delle 143 mila vaccinazioni somministrate.

(Fonte: Arianna Ceschin © Qdpnews.it).
(Foto: Qdpnews.it ® riproduzione riservata).
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