Si allarga il progetto “Polaris” per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere: arrivate più di 300 richieste di aiuto

“La violenza contro le donne è ormai un fatto strutturale, ma dove ci sono dei servizi le donne chiedono aiuto”.

La presentazione della seconda annualità del progetto “Polaris” disegna un quadro con un misto di preoccupazione e speranza, come ha spiegato Laura Miotto, coordinatrice del centro antiviolenza “Stella Antares”, gestito dalla cooperativa “Una casa per l’uomo”.

Il progetto, nato nel distretto sanitario di Asolo si è allargato ad altre aree della provincia, grazie alla partecipazione dei Comuni di Treviso, Vedelago, Asolo, Montebelluna, Pieve di Soligo e Valdobbiadene.

“Nella prima edizione del progetto abbiamo dato ospitalità a 11 donne 14 minori in percorsi di protezione nelle case rifugio che sono ad Asolo; al centro Antares sono arrivate 321 richieste di aiuto, mentre sono 59 gli uomini che hanno preso contatto con lo spazio di ascolto loro riservato e denominato ‘Cambiamento maschile’. I numeri sono in crescita esponenziale, non perché ci sia più violenza, ma perché i servizi territoriali più capillari fanno emergere il fenomeno”.

Il progetto, sostenuto dal Fondo di Beneficenza Intesa San Paolo, durerà dodici mesi e prevede azioni di formazione e inserimento lavorativo e abitativo. Sarà riattivato anche un gruppo di auto mutuo aiuto ed è stato riconfermato il protocollo col Pronto Soccorso degli ospedali di Montebelluna e Castelfranco Veneto, per attivare i contatti con un’operatrice del centro antiviolenza.

Tutti gli assessori ai servizi sociali e pari opportunità dei Comuni coinvolti hanno sottolineato l’importanza del fare rete e condividere informazioni e servizi. Gloria Tessarolo (Treviso), collegata in videoconferenza, ha evidenziato l’apertura di uno sportello territoriale anche nel capoluogo e la realizzazione di percorsi psico-educativi per gli uomini autori di violenza.

“Abbiamo già sperimentato – ha aggiunto Andrea Canil di Asolo – che queste sono azioni e progetti efficaci, per le donne e i bambini; la collaborazione tra enti consente di integrare gli standard e le azioni, per arrivare ad una vera parità tra uomo e donna”.

“A Pieve di Soligo – ricorda l’assessore Elena Bigliardi – abbiamo aperto lo sportello antiviolenza appena prima del lockdown, anche se non c’è stata ancora l’inaugurazione ufficiale. Ci eravamo resi conto che molte donne del nostro Comune si rivolgevano a Vittorio Veneto, Conegliano o Montebelluna, con spostamenti che potevano essere fonte di pericolo”.

Per Martina Bertelle, del Comune di Valdobbiadene, è necessaria “capillarità sul territorio, perché c’è chi invece chi fa fatica a rivolgersi allo sportello vicino a casa. Il primo approccio normalmente è stato quello telefonico; quando arrivano però vuol dire che la violenza è già avvenuta”.

“È un tema doloroso – aggiunge Maria Bortoletto neo assessore di Montebelluna -, acuito dalla crisi economica e dalla pandemia. Mi auguro che aderiscano anche altri enti in futuro”.

Denisse Edith Braccio, assessore a Vedelago, ha evidenziato il fatto che nell’educazione a una cultura del rispetto siano coinvolte in modo organico le scuole e le famiglie.

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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