Oggi in consiglio regionale a Venezia la commemorazione per la Shoà: presenti anche gli studenti del Casagrande

La cultura porta alla tolleranza, il miglior antidoto perché non si ripeta l’abominio delle leggi razziali e della Shoà. E soprattutto, nostro dovere è fare in modo che i primi a sapere cosa è successo siano i giovani. E’ questo lo spirito che ci ha spinto a organizzare una seduta speciale della Sesta commissione consiliare permanente, interamente dedicata alla Giornata della Memoria”.

Così il consigliere regionale Alberto Villanova, presidente della Sesta commissione competente in materia di cultura, spiega la seduta speciale di questa mattina organizzata dalla segreteria e dalla dirigente Michaela Colucci per rendere omaggio a tutte le vittime della Shoà e dei crimini del nazi-fascismo.

“Si è trattato a tutti gli effetti di una seduta della commissione – spiega ancora Villanova – organizzata in forma di audizione. Ospiti particolari sono stati relatori che hanno dedicato la loro vita a ricordare quanto accaduto, per evitare che altri debbano vivere quanto già è stato”.

Dopo i saluti del presidente del Consiglio regionale del Veneto Roberto Ciambetti e del presidente Villanova, ha parlato Davide Romanin Jacur, membro dell’Unione delle comunità ebraiche italiane e impegnato nella divulgazione della memoria. A prendere la parola sono stati poi alcuni rappresentanti delle tre comunità ebraiche del Veneto, quella veneziana, quella padovana e quella veronese.

Per Venezia sono stati presenti Mirko Ferrari e Aurelio Bon: il primo figlio di una coppia di origine ebrea che, durante i rastrellamenti, venne nascosta e salvata da una famiglia veneziana, quella appunto di Aurelio Bon. Per Padova ha parlato Michela Caracciolo Parenzo, moglie dell’attuale presidente della comunità ebraica del capoluogo euganeo, che ha raccontato la storia di sua madre, sopravvissuta al campo di concentramento di Bergen Belsen.

Poi è stata la volta di Bruno Carmi, ex presidente della comunità ebraica di Verona. “Infine ha parlato Enrico Vanzini – spiega ancora Villanova -, 97enne sopravvissuto a Dachau dove, prigioniero militare, fu internato per sette mesi. Ha iniziato a raccontare la sua storia solo nel 2005, e da allora si è dedicato interamente a tramandare ai giovani la memoria di quanto è stato. Per questo ho invitato una rappresentanza di alunni dello stesso istituto che io ho frequentato da adolescente, l’Isiss “Marco Casagrande” di Pieve di Soligo, e una rappresentanza del liceo classico “Maffei” di Verona.

Una presenza fondamentale, quella dei ragazzi – conclude Villanova -, perché come diceva Primo Levi “comprendere non si può, ma conoscere è necessario” “.

(Fonte: Alberto Villanova).
(Foto: Facebook, Consiglio regionale del Veneto).
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