“No alla schiavitù in Unione Europea”. Si alza forte il grido dei lavoratori della Electrolux, per solidarietà nei confronti dei colleghi delle fabbriche del gruppo che opera in Ungheria, dove il governo di destra ungherese a fine 2018 ha fatto una legge che obbliga gli operai a lavorare fino a 400 ore straordinarie anno, se comandate dai dirigenti delle imprese. Per legge poi il pagamento degli straordinari potrà essere rateizzato nei tre anni successivi. Non solo: l’operaio che si dimette contro il parere aziendale perde pure i soldi degli straordinari fatti e ancora non pagati.
“I lavoratori, i sindacati le opposizioni, sono scese in lotta con imponenti proteste per le strade delle principali città del paese, in queste fredde settimane, per opporsi alla legge ribattezzata ‘schiavitù’ operaia – dicono unitariamente in una nota le Rsu Fim, Fiom e Uilm, dello stabilimento di Susegana (nella foto) – Chiediamo a Electrolux, che opera anche in Ungheria, di prendere ufficialmente una posizione contraria a questa legge, per rispetto di tutti gli operai del gruppo in Europa e nel mondo. Chiediamo al sindacato europeo Ces, confederazione sindacale europea e a Cgil Cisl Uil di impegnare tutte le Multinazionali che operano in Ungheria a dissociarsi da questa legge e definire un protocollo di non applicazione di tale legislazione capestro”.
Se non arriveranno risposte positive all’appello viene chiesto ai sindacati e alla Ces, entro il mese di marzo, l’indizione di giornate con paralisi delle attività in tutti i Paesi Ue, “oltre a chiedere un pronunciamento delle istituzioni europee contro questa legge ‘schiavitù’. Non è accettabile che in Europa ci sia per legge la possibilità di non pagare la prestazione di lavoro, straordinaria o meno, degli operai. No alla schiavitù.
(Fonte: redazione Qdpnews.it).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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