Si è concluso oggi a Pieve di Soligo il convegno internazionale “Zanzotto, un secolo. Da Pieve di Soligo al mondo” organizzato per il centenario della nascita del grande poeta pievigino.
Molti gli argomenti trattati durante gli interventi della terza sessione del convegno ospitato al Cinema Careni: Dalla tradizione all’avvenire (Stefano Dal Bianco); Zanzotto e la tradizione letteraria italiana (Francesco Zambon); Del “materno e naturale”: Petrarca “e la madre norma” (Natascia Tonelli); Fra “gioia” e “ultrasolido nulla”: sul Leopardi di Zanzotto (Massimo Natale).
Nella tavola rotonda condotta da Gilberto Lonardi sono intervenuti Lorenzo Cardilli (In lotta col sacro: Zanzotto e l’Antico Testamento); Marco Manotta (Zanzotto pastorale e gli “umili virgili” della tradizione bucolica; Michele Bordin (“Nel farsi e disfarsi”: trenodie per Pasolini); Alberto Cellotto (L’occhio a Georges Bataille).
Le conclusioni sono state affidate al filosofo Massimo Cacciari che ha sottolineato come la poesia debba andare oltre il tempo storico, attraversando tutto il dolore e poi cercando di salire.
“La parola poetica non documenta, non illustra e non rappresenta – ha affermato Cacciari -, attraversa il dolore del proprio tempo e la tragedia che è la storia per far cenno a un possibile che non è. Per vedere nella realtà presente scintille, faville di una disperata speranza. Questo secondo me è Zanzotto nel suo linguaggio, nella sua forma e nella sua sintassi, in questo metro che è ‘tutto un batticuore’ come diceva Montale. Un cuore che batte per tentare di trovare la parola che faccia cenno a un possibile oltre il tempo storico presente”.
“Il poeta deve dire la miseria del proprio tempo come la dice Dante senza alcuna consolazione – conclude -, con tutta la durezza necessaria. Il poeta non può fingere nulla e deve attraversare tutta la miseria del proprio tempo. L’inferno della storia lo deve attraversare tutto se vuole che la sua poesia alla fine abbia una favilla che sia immagine di qualche possibile stella”.
Nell’ultimo giorno del convegno l’atmosfera a Pieve di Soligo era davvero magica anche grazie ad alcune signore dell’Università Adulti di Pieve di Soligo che hanno realizzato un’installazione dedicata ad Andrea Zanzotto sulle aiuole davanti al municipio e sui vasi degli alberi in piazza Caduti nei Lager.
Girasoli e papaveri: su ogni fiore c’era un piccolo verso del poeta e gli interessati potevano cogliere il fiore con la poesia per avere un piccolo ricordo della giornata.
“È stato un anno di lavoro faticoso ma intenso di confronto e di scambio con il Comitato promotore e con il Comitato scientifico – ha commentato il vicesindaco e assessore alla Cultura Luisa Cigagna – Come ho detto nel mio intervento sul palco, non abbiamo adorato le ceneri ma abbiamo seminato scintille. Andrea Zanzotto si definiva ‘uno dei tanti di qui’ e credo davvero che, con le manifestazioni che abbiamo fatto questo autunno e con il convegno di oggi, abbiamo restituito la profondità, la vastità e la ricchezza del pensiero del poeta che è davvero un patrimonio dell’umanità“.
“Un intellettuale che, anche attraverso il suo impegno civile, ha saputo ricordarci quello che è davvero importante per l’umanità – conclude – Quello che è il nostro impegno nei confronti del paesaggio ma anche nei confronti di noi stessi: la continua ricerca di senso del proprio essere, del proprio esistere ma anche in relazione con gli altri. Una grande soddisfazione: l’apprezzamento di tanti studiosi e di tante autorità importanti per il panorama culturale italiano è il coronamento di un lungo periodo di lavoro che vogliamo restituire a questo territorio”.
Il vicesindaco di Pieve di Soligo ha annunciato che verranno pubblicati gli atti del convegno per capire lo straordinario contributo degli studiosi intervenuti in occasione del centenario della nascita di Zanzotto.
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