Anche la provincia di Treviso ha la sua comunità Sikh: questo dimostra ancora una volta quanto le minoranze religiose siano presenti e attive nel territorio della Marca Trevigiana.
Le comunità Sikh più rilevanti, per numero di fedeli e per attività proposte, sono quelle dei Comuni di Ormelle e di Fontanelle ma diversi fedeli vivono anche nel Quartier del Piave. Il sikhismo è una religione monoteista nata nel 15esimo secolo nell’India settentrionale (attualmente i Sikh si concentrano soprattutto nello stato del Punjab) che si basa sugli insegnamenti di Guru Nanak Dev Ji e dei successivi nove guru.
I fedeli Sikh sono portati a seguire gli insegnamenti dei dieci guru e del loro testo sacro chiamato “Guru Granth Sahib Ji”. Spesso confusi con i musulmani, per via del turbante, o con gli induisti, per il fatto che si tratta di persone provenienti dal subcontinente indiano, i Sikh sono un gruppo religioso indipendente ed autonomo con una forte identità comunitaria che è ben visibile anche nelle loro feste che si svolgono nelle principali città italiane.
Secondo i recenti dati di “Religions for Peace”, un movimento multi-religioso internazionale che riunisce persone di differenti fedi religiose con lo scopo di pregare e operare per la pace e i diritti umani, i Sikh in Italia sarebbero circa 150 mila con comunità importanti soprattutto in Veneto, Lombardia e Lazio anche se, in realtà, possiamo trovarli sparsi in tutta la penisola.
Gli indiani Sikh hanno una vera e propria vocazione per i lavori a contatto con la natura e gli animali e sono impiegati soprattutto nelle campagne italiane, nelle stalle e nelle varie attività a contatto con il bestiame. Molti Sikh lavorano nell’industria agroalimentare legata alla produzione del Parmigiano Reggiano, vista la loro resistenza alla fatica e l’indiscussa capacità di sopportare orari di lavoro molto impegnativi che richiedono grandi sacrifici.
Tante persone sono venute a conoscenza della presenza nel territorio trevigiano di queste comunità in occasione dei loro “Nagarkirtan” (“canti di inni sacri tra le vie dei paesi e/o città”): con questa parola si indica un corteo religioso il cui obiettivo è portare il messaggio di Dio a tutte le persone.
Queste feste servono per farsi conoscere dagli italiani e creare occasioni di integrazione. Solitamente in Italia i “Nagarkirtan” vengono effettuati per celebrare il “Vaisakhi”, il giorno in cui, nel lontano 1699, il decimo Guru, Guru Gobind Singh Ji, istituì il “Khalsa Panth”, la comunità Sikh.
Un aspetto significativo di questa religione è l’importanza che viene data ad alcuni simboli e al modo di vestirsi soprattutto dei fedeli di sesso maschile. La maggior parte dei partecipanti al corteo religioso porta il turbante. Lo indossano per proteggere e coprire i lunghi capelli: questo perché il decimo Maestro, Guru Gobind Singh Ji, battezzò i Sikh e ordinò loro di non tagliarsi mai i capelli. I capelli, infatti, sono una delle “cinque k” (capelli, pettine, bracciale, pugnale sacro e sottoveste intima): i cinque simboli che un Sikh battezzato deve sempre portare con sé.
Una religione, quella dei Sikh, che crede molto nel volontariato e nel servizio al prossimo. In ogni “Gurudwara” (il tempio Sikh) , infatti, sono presenti la mensa e la cucina comunitaria, chiamata “Langar”, istituita con lo scopo di provvedere in modo completamente gratuito ai pasti per tutti i devoti ma anche per i visitatori e gli ospiti del tempio. La mensa, solitamente, è aperta 24 ore su 24 ed è un segno importante di attenzione a chi è più sfortunato e non può permettersi di mangiare ogni giorno.
(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto: Comunità Sikh Ormelle).
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