Il treno che portava i soldati al fronte più di un secolo fa non faceva fermate, come ricorda la vecchia canzone: “La tradotta che parte da Torino a Milano non si ferma più, ma la va diretta al Piave, cimitero della gioventù”.
La Grande Guerra fu una tragedia enorme, anche per l’Italia, che pure ne uscì vincitrice, ma con centinaia di migliaia di morti; lungo il tratto finale di quel cupo tragitto i binari non ci sono quasi più e la “Tradotta” è una pista ciclopedonale sempre più frequentata per passeggiate ed escursioni.
Il Consorzio del Bosco Montello, che ne è proprietario e gestore, ha proposto nella giornata di domenica 26 settembre una rievocazione storica nel tratto di Montebelluna; grazie ai “Caimani del Piave” i passanti hanno potuto vedere da vicino uniformi, armi, munizioni ed equipaggiamento dei soldati che combatterono in queste zone nel primo conflitto mondiale.
“La nostra attività – spiega il presidente Mirko Pagnossin – è di ricerca e didattica: raccogliamo reperti e documenti e raccontiamo in occasioni come questa cosa succedeva durante la guerra. Siamo nati come gruppo di lavoro, recuperando alcune postazioni lungo quella che fu la linea del Piave”.
Il fascino delle divise attira grandi e piccoli, come anche l’esposizione di armi tirate a lucido; dall’altro lato i racconti del contesto storico danno conto della crudezza e della violenza del conflitto.
“Noi non siamo guerrafondai; portiamo uniformi e fucili per far capire quello che successe qui con la Grande Guerra e fare in modo che una carneficina come quella non si ripeta mai più” conclude.
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