Un verbale di informazioni difensive nel quale un primario ginecologo con 40 anni di esperienza spiega che “quelle manovre sono la prassi per le visite specialistiche ginecologiche”.
Questa la mossa della difesa del ginecologo 58enne Francesco Accolla che, dopo due precedenti condanne, si trova per la terza volta a processo con l’accusa di violenza sessuale mossagli da una paziente.
L’avvocato Stefano Pietrobon, che difende il medico, specialista negli ospedali di Montebelluna e Castelfranco Veneto, ha chiesto al giudice per le indagini preliminari Marco Biagetti che il suo assistito venga giudicato con rito abbreviato, condizionato all’acquisizione di una corposa memoria difensiva nella quale è sintetizzato il parere di un primario ginecologo sulle manovre contestate.
Secondo l’accusa del pubblico ministero Mara Giovanna De Donà (la stessa dei precedenti procedimenti), Accolla avrebbe molestato sessualmente una sua paziente, visitata nell’aprile del 2017 all’ospedale San Valentino di Montebelluna, indugiando “in stimolazioni e manipolazioni spinte che nulla avevano a che vedere con la prestazione sanitaria, abusando così dell’inferiorità fisica e psichica della paziente”.
Nella memoria difensiva, invece, tali manovre sarebbero descritte come assolutamente pertinenti con una visita specialistica ginecologica, sia nella modalità che nella ripetizione con la quale sarebbero state eseguite. Accolla ha anche chiesto di essere interrogato dal gip nella prossima udienza fissata per il 10 febbraio.
Per il ginecologo si tratta del terzo processo dopo che nel 2020 era già stato condannato con rito abbreviato a un anno per la violenza denunciata da una 28enne nel 2018, all’ospedale di Castelfranco Veneto.
Nel gennaio del 2019 un’altra giovane paziente era andata in procura con le stesse accuse, riferite a due visite che aveva effettuato con il medico all’ospedale di Montebelluna.
In seguito alla denuncia della donna, per il professionista erano scattati l’arresto e la sospensione dal lavoro da parte dell’Ulss 2. Accuse che l’hanno portato alla seconda condanna, ancora con rito abbreviato, a due anni e sei mesi di reclusione.
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