Moriago, il “riscatto di genere” della ferramenta Zambon: solo dipendenti donne dal 1986. Il titolare: “Diamo loro orari flessibili e ci ripagano in professionalità”

“It’s a man’s, man’s, man’s world” (ovvero “è un mondo di uomini”) cantava James Brown nel 1966, anticipando un tema sociale ancora attuale, quello della differenza di genere.

Negli ultimi anni questa risulta essere una questione ancor più delicata, perché è necessario tener conto anche di chi mette in dubbio l’esistenza dello stesso concetto di genere. Pare impossibile che nel 2021 ci si possa sorprendere del fatto che una donna svolga un mestiere considerato “da uomo” eppure, al di là della teoria, nel mondo reale questo accade ancora.

Per raccontare di una ferramenta che già negli anni Ottanta inseriva quasi esclusivamente figure femminili nel proprio organico, occorre premettere che l’articolo considera sì l’uguaglianza tra i generi ma tiene conto anche delle reali condizioni dello specifico settore della vendita, dove la presenza femminile era – oggettivamente – non comune.

Nel 1986, quando la Zambon Srl di Moriago convertì l’attività in una ferramenta, la prevalenza femminile dei collaboratori era un’assoluta novità: il titolare Franco Zambon, che precedentemente aveva un calzaturificio, aveva mantenuto con sé le dipendenti più fidate, chiedendo loro se volessero imparare quel nuovo mestiere.

Inizialmente l’inserimento nel mercato non era stato semplice: i clienti, in prevalenza uomini, erano abituati a parlare con altri uomini. Secondo il racconto del titolare, però, le professioniste della Zambon erano estremamente preparate sull’offerta, sul funzionamento e sull’impiego di ogni singolo componente, tanto da conquistare la fiducia di molti clienti, già 6500 nel 2014. Ancora oggi l’azienda conta su una presenza all’80% femminile e i risultati secondo Zambon dipendono anche da alcune precise scelte gestionali. 

Le collaboratrici della Zambon portano avanti ogni tipo di attività all’interno dell’azienda, dal guidare il muletto alla vendita al dettaglio, dall’amministrazione al magazzino, ma il mestiere che mette maggiormente le professioniste a confrontarsi con la realtà, spesso spietata, di un settore “così maschio”, è quello del rappresentante: “La prima volta magari le aprono la porta perché è bella e carina – spiega Zambon – ma alla seconda se non è preparata non le aprono più”. 

E le dipendenti confermano questa teoria: “La formazione è continua, quasi quotidiana. Per noi è normale, non per tutti lo è”. Il titolare spiega che, ogni volta che arriva un nuovo articolo, le collaboratrici lo studiano attentamente e che quest’ostinazione, secondo lui, nasce proprio per la volontà di dimostrare la propria preparazione tecnica, al di là dei paradigmi e degli stereotipi.

“Ancora oggi c’è chi mi chiede se assumo solo donne perché costano meno – afferma Zambon – ma non costano meno. In media, le mie collaboratrici hanno avuto due maternità ciascuna. Noi andiamo incontro alle loro esigenze, cerchiamo di essere flessibili dando loro più spazio e la possibilità di stare con i figli”.

Secondo Zambon questo rapporto ha contribuito alla crescita dell’azienda, che ora dialoga anche con l’estero e ha uno stock di sei mesi sugli articoli. “No, non si tratta di discriminazione nei confronti degli uomini. Abbiamo provato a inserire qualche ragazzo, ma non si è trovato a proprio agio nell’ambiente femminile”.  

(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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