“Un uomo umile, paziente e tenace”: a Segusino oggi l’ultimo saluto a don Francesco Maragno

Questa mattina, mercoledì 12 dicembre 2018, la comunità parrocchiale di Segusino e le parrocchie bellunesi di San Gottardo a Caorera e San Leonardo a Vas si sono strette insieme per dare l’ultimo saluto a don Francesco Maragno, il loro amato parroco, in occasione del suo funerale nella chiesa di Segusino (nelle foto). Tanti esercizi commerciali del piccolo paese trevigiano erano chiusi in segno di lutto per la prematura scomparsa di chi dal 2012 guidava con umiltà e impegno la comunità cristiana di Segusino.

Alla funzione religiosa, presieduta da monsignor Claudio Cipolla, vescovo di Padova, erano presenti molti sacerdoti che arrivavano da diversi luoghi della diocesi di Padova e anche da tante altre parrocchie del Veneto. L’amministrazione comunale di Segusino, con il sindaco Gloria Paulon, non è mancata in questo momento così difficile per una piccola realtà dove tutti si conoscono e dove la figura di un parroco risulta essere un punto di riferimento importante per l’identità di un paese.

All’inizio della cerimonia religiosa, una rappresentante della comunità di Segusino ha ricordato le tappe del percorso come sacerdote di don Francesco Maragno. Il 10 giugno del 1979 don Francesco, nato a Santa Giustina in Colle il 4 maggio 1951, diventa prete e il suo primo incarico è stato quello di educatore al seminario minore di Tencarola. Sarà poi vicario parrocchiale a Vigonza e ricoprirà lo stesso incarico anche a Vigonovo. Nel 1988 diventerà parroco a Valli di Chioggia per spostarsi poi, dopo tanti anni, a Noventana, dove ha svolto sempre l’incarico di parroco. Don Francesco è diventato parroco di Segusino nel 2012. All’impegno nel piccolo comune trevigiano si è aggiunto nel 2015 anche il compito di guidare le comunità di Vas e Caorera.

I fedeli lo ricordano come un uomo umile, paziente e tenace. Sempre pronto ad ascoltare e a mettersi in gioco nelle relazioni, aveva una fede limpida e gioiosa. Quello che colpiva maggiormente era il suo sorriso accattivante. Non era il prete dei grandi proclami perché il suo principale interesse era quello di mettere al centro la comunità, invitando tutti ad assumersi le proprie responsabilità. Amava il canto e curava sempre i particolari delle celebrazioni. Nell’ultimo periodo le preoccupazioni lo avevano scavato dentro ma don Francesco, come hanno ricordato i fedeli, non ha mai perso la sua forza.

“Abbiamo voluto molto bene al nostro parroco – ha affermato la rappresentante della comunità di Segusino – E’ entrato nelle nostre vite senza quasi che ce ne accorgessimo e se ne va come è arrivato, con discrezione e gentilezza”.

Il vescovo di Padova, Claudio Cipolla, durante l’omelia ha speso delle parole di grande speranza per confortare i fedeli per la perdita del loro parroco: “Oggi annunciamo qualcosa di bello in un’occasione dove stiamo soffrendo. Potrebbe sembrare una contraddizione ma è il fulcro del messaggio cristiano. Noi cristiani diciamo che la morta è stata sconfitta. Benedici il Signore anima mia. Tutti noi, il popolo di Dio, i fedeli di Segusino, la sua famiglia e tutti coloro che hanno amato don Francesco benedicono il Signore. Anche don Francesco benedice il Signore per tutto quello che ha ricevuto in vita”.

“Dentro di noi – prosegue il vescovo Cipolla – c’è una realtà profonda che emerge prepotentemente in momenti come questi. Contrastiamo l’annuncio di dolore che è dato dalla scomparsa di don Francesco. Possiamo benedire il Signore per il dono della vita, della famiglia, delle amicizie, per i servizi alle comunità. Non dimentichiamo, quando diventiamo adulti, tutti i benefici che abbiamo avuto nella nostra vita e per i quali dobbiamo ringraziare. La cosa più importante per cui don Francesco può ringraziare è il dono del sacerdozio: per questo il vostro parroco ha imparato a benedire il Signore”.

“In questi ultimi tempi – conclude il vescovo di Padova – durante la visita pastorale a Valdobbiadene, mi sono recato a Segusino e ho incontrato don Francesco. Lui, con l’aggravarsi delle sue condizioni di salute, voleva dare le dimissioni come parroco. Io gli ho detto che c’è sempre qualcosa che si può fare anche in una situazione così difficile. Lui ha sorriso. Sono tornato dopo qualche giorno da quell’incontro e lui mi ha ringraziato per non aver accettato le sue dimissioni. Mi ha detto di aver imparato molto dalla testimonianza di papa Giovanni Paolo II che ha continuato a vivere la propria missione anche quando la natura e la salute erano contro di lui. Benediciamo ancora il Signore per il dono che ci ha fatto di conoscere don Francesco”.

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(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto: Qdpnews.it ® riproduzione riservata).
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