Pillole di storia vittoriese con il nuovo blog di Ido Da Ros: “Quando il colera provocò 20 morti in città dopo l’arrivo dei furbetti della quarantena”

I furbetti della quarantena c’erano anche 135 anni fa. Covid-19 ora, colera nel 1886: un fatto di attualità riporta alla mente uno passato.

A ricordarlo nell’ultima pillola di storia vittoriese è Ido Da Ros che, da pochi giorni, ha aperto online un suo blog (idodaros.wordpress.com) in cui, partendo da fatti di cronaca locale e non, ripropone episodi cittadini passati e curiosità.

Ogni volta che succederà qualcosa che mi ricorda fatti passati accaduti a Vittorio Veneto, sarà l’occasione per scrivere una nuova pillola di storia” afferma Da Ros, in pensione dopo aver insegnato lettere all’Ipsia “Città della Vittoria”.

“Sottrarsi alla quarantena in tempi di epidemia è ed era anche in passato una pratica molto diffusa. Lo sapeva bene Alessandro Serafini, facente funzione di sindaco di Vittorio nel 1886 – ripercorre Da Ros, grande appassionato dei fatti cittadini a cui ha dedicato tanti libri riproponendo gli articoli di giornale dell’epoca -. In Francia era scoppiata un’epidemia di colera, probabilmente veicolata dal Vietnam da un corpo di spedizione francese sbarcato nei porti di Tolone e Marsiglia. Il sindaco era preoccupato per l’imminente rimpatrio di centinaia di emigranti stagionali che lavoravano nei cantieri edili francesi. Aveva perciò disposto che ne venisse sorvegliato l’arrivo e che fossero immediatamente isolati in casa e visitati quotidianamente dal medico condotto per una decina di giorni”.

Giunti alla stazione centrale di Vittorio, – prosegue – gli emigranti trovavano i Carabinieri ad aspettarli, ma qualche furbastro scendeva a Soffratta, per cui in un secondo tempo il sindaco dispose la vigilanza dei Carabinieri anche in quella stazione. Nonostante tutti questi provvedimenti il colera si diffuse anche a Vittorio, provocando una ventina di vittime. Un ricordo dell’epidemia è rappresentato nella toponomastica cittadina da via del Lazzaretto a Costa”.

Gli atti di vandalismo che hanno scandito gli ultimi mesi in città, dal “caregon del diol” imbrattato ai negozianti del centro presi di mira, fanno ricordare a Da Ros che pure il repertorio passato non è stato da meno. Nel 1961, ad esempio, i vandali decapitarono il Cristo del crocifisso posto all’ingresso del castello vescovile. All’epoca vescovo era Albino Luciani, futuro Papa Giovanni Paolo I, che con una processione solenne accompagnò la posa di un nuovo crocifisso.

Gli incendi, che hanno segnato in questa estate i boschi italiani e non solo, riportano alla mente di Da Ros la posa, sul colle di Santa Augusta, di ben 22mila alberi che andarono a formare, su volontà di Mussolini, il “Bosco dell’impero”. I lavori presero avvio nel 1937 e impiegarono 110 disoccupati. Il treno elettrico offre lo spunto per ricordare l’arrivo dell’elettricità in città: era il 20 settembre 1891. Le cronache dell’epoca recitavano: “Vittorio ha compiuto oggi un grande passo sulla via del progresso”.

Una sezione del blog è dedicata al Calcio Vittorio che nel 2022 festeggerà il suo primo centenario. E a questo anniversario Da Ros dedicherà un nuovo libro.

(Foto: Ido Da Ros).
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