Come si sono evolute le cosiddette “buone maniere” e come possono essere applicate nei rapporti con i clienti dello Studio Professionale.
Nel 1558 usciva il capostipite dei trattati sulle buone maniere in società che avrebbe fatto epoca: il “Galateo overo de’ costumi” di Monsignor Giovanni della Casa.
Da allora si sono succeduti diversi trattati e scritti sulla buona educazione e sul cosiddetto “Bon Ton”.
Ma è ancora valido ai giorni nostri, lo possiamo ancora tenere presente come linea guida nei rapporti col prossimo?
I detrattori odierni citano spesso il fatto che è ormai fuori tempo, essendo scritto quasi 500 anni fa, in un mondo completamente diverso e in un’epoca senza computer, tv e cellulari. Oppure che era nato solo per le fasce sociali più elevate, tipo nobili, regnanti e corte al seguito.
In realtà nacque proprio per aiutare il “popolino” a ridurre le differenze di classe e poter meglio comunicare la propria importanza e i propri bisogni tramite il miglioramento dei loro comportamenti sociali.
Per capire come renderlo attuale, occorre partire da un principio fondamentale: le regole del Galateo hanno lo scopo di creare una buona relazione tramite la gentilezza e la necessità di non mettere l’altro in situazione di disagio o di imbarazzo.
Se partiamo da questo principio di fondo, capiremo subito come ci si deve comportare in ogni situazione di vita, personale e professionale. Ne elenchiamo alcune.
Accoglienza in studio
- Nel primo approccio, saluto caldo e cordiale, sorridendo e guardando negli occhi il cliente.
- Fatelo accomodare, possibilmente in uno spazio da solo e offritegli qualcosa, senza insistere.
- Riducete al minimo i tempi d’attesa e la sua percezione dell’attesa: riviste, display pc o tv, ecc.
- Se i tempi si allungano, scusatevi chiedendogli se vuole eventualmente ripassare più tardi.
Presentazioni – La scala di “importanza” è questa:
- ospite o cliente;
- persona più anziana;
- donna.
Regola di fondo: si presenta la persona “meno” importante a quella “più” importante. Ecco la formuletta: “Signor (cliente o più anziano o donna), le presento il mio collega, Mario Bianchi”.
- Tassativo il “Lei”, evitare di proporre il “Tu”. Se lo fa lui, decidete come meglio credete.
- Nel presentare voi stessi, non usate titoli o cariche, ma solo nome e cognome.
- Se lui ha titoli, invece, usateli, ma non in maniera ripetitiva ed ossessiva.
Nel vostro ufficio
- Se disponete di un tavolo oltre alla vostra scrivania, fatelo accomodare lì.
- Sedetevi dopo di lui.
- Ascoltatelo senza mai interrompere e guardandolo sempre.
- Evitate di rispondere al telefono o al cellulare.
Pranzo di lavoro e P.R.
- All’ingresso, fatelo entrare prima di voi. Unica eccezione con ospite donna. Entrate prima voi dicendo: “Permette? Faccio strada”.
- Fatelo accomodare in modo che abbia la più ampia visuale dell’ambiente, per esempio con una parete alle spalle.
- Il vostro cellulare sul tavolo è la più alta forma di maleducazione. E di sporcizia.
- Rispondere al cellulare a tavola è la seconda più alta forma di maleducazione.
- Lasciate sempre a lui la scelta di cibo e vino.
- Non toccate posate, bicchieri, piatti o altro sulla tavola prima delle portate.
- Versate sempre voi acqua e vino, senza esagerare.
- Evitate gli eccessi, sia nei cibi, sia nelle bevande.
- Evitate il “rituale del (pseudo) sommelier”: girare il bicchiere, osservare il vino, annusare a fondo l’odore. Siete a tavola, non a un corso.
- Se offrite voi, accordatevi prima col ristoratore, per evitare le “scenette” davanti alla cassa.
E se il commensale a tavola non è proprio un esperto di bon ton? Evitate di farglielo notare, ma non ne copiate i comportamenti.
Autore: Eros Tugnoli – Sistema Ratio Centro Studi Castelli